Sunday, October 16, 2005

Giorno felice della madre!; "Ti amo mom"

Esistono alcune contraddizioni sulla sua vita, cosi come narrate da Esiodo e da Omero. Nell'Odissea, Omero cita la madre di Edipo con il nome di Epigaste.
La tradizione più familiare è comunque quella del ciclo tebano che ha ispirato i poeti tragici come Eschilo, Euripide e Sofocle.
Laio fu costretto all'esilio presso la corte di re Pelope, tornato in patria, sposa Giocasta, dalla quale, nonostante la predizione dell'Oracolo di Delfi gli avesse consigliato di non avere figli, ebbe Edipo.
Il re lo fece abbandonare da un servitore sul monte Citerone e per essere sicuro della sua morte, gli aveva fatto legare i piedi.
Ma il servitore, non poté obbedire all'ordine e affidò il bambino ad un pastore corinzio, chiedendogli di portarlo al sicuro e di allevarlo in segreto.
Il pastore lo consegnò al proprio re, che non aveva figli: Polibo e la moglie Peribea (o Merope), lo accolsero con gioia, dandogli il nome di Edipo, che significa "piedi gonfi". Edipo crebbe inconsapevole come figlio del re Polibo, ma un giorno venne a sapere da un ospite della casa sotto l'ebbrezza del vino, che lui non era l'erede al trono. Turbato, decise di rivolgersi all'oracolo di Delfi.
La sua risposta lo sconvolse: Apollo gli predisse che sarebbe stato protagonista dell'uccisione del padre e che avrebbe sposato la madre. Per non fare avverare la profezia, decise di abbandonare Corinto per non rimettervi più piede.
Si diresse verso oriente, lungo la strada per Tebe, quando incontrò un carro con un uomo in età matura. Questi gli ingiunse di lasciargli il passo, Edipo non acconsentì, il guidatore gli uccise il cavallo ed Edipo, furente, uccise il vecchio e l'auriga: il vecchio era Laio.
Il giovane riprese il cammino ed incontrò la Sfinge, un mostro che uccideva tutti quelli che non sapevano rispondere all'enigma da lei proposto.
La Sfinge gli chiese: «Qual è quella cosa che ha voce, che il mattino va con quattro piedi, a mezzogiorno con due e la sera con tre?». Edipo pensò attentamente e rispose: «Quella cosa è l'uomo, che nell'infanzia si trascina carponi, nell'età adulta sta in piedi e nella vecchiaia procede appoggiandosi ad un bastone».
La Sfinge, indispettita, si uccise. I tebani accolsero Edipo come un eroe e un liberatore. Il loro re era stato assassinato e Creonte, che fungeva da reggente, gli offrì il trono di Tebe, offrendogli la mano di Giocasta, la vedova.
Per quindici anni sotto il loro regno, il paese prosperò ed ebbero due figli maschi e due figlie femmine: Eteocle, Polinice, Antigone, Ismene. Ma un giorno, la verità fu rivelata, provocando la disperazione della coppia. Giocasta si uccide e Edipo si acceca.
Edipo visse da allora da recluso, confortato dalle figlie, ma preoccupato dall'arroganza e dall'egoismo dei figli. La condanna dell'oracolo, a lungo sospesa, doveva essere eseguita: Edipo fu bandito da Tebe, Creonte riprese la reggenza.
Dopo alcune peregrinazioni, Edipo giunse a Colono, nei pressi di Atene.
Intanto a Tebe, si svolse la lotta per la successione tra i due figli di Edipo, che decisero di regnare un anno per uno, prima Eteocle e quindi Polinice.
Al momento di passare la mano, Eteocle rifiutò, obbligando Polinice a rimanere in esilio presso Adrasto re di Argo.
A causa di una predizione dell'oracolo, Creonte ed Eteocle cercarono di riportare Edipo in patria, scontrandosi con il suo rifiuto. Appoggiato da Teseo, i due non poterono far altro che ritornare a Tebe.
Anche Polinice si recò da Edipo, seguito da un esercito, per conquistare Tebe. Gli chiese il suo appoggio, in quanto sicuro della vittoria.
Questi ultimi avvenimenti distrussero le ultime forze di Edipo che, ormai vicino alla morte, maledisse i propri figli. Il cielo si oscurò, Edipo benedisse Teseo e le proprie figlie e sprofondò nella penombra.

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